Racconti dal passato
Il Castello risale al 1100 e ha visto nel tempo l’avvicendarsi di varie famiglie nobili. Dalla metà del ‘700 è di proprietà della famiglia Benci. Tra gli avi spiccano la Ginevra de’ Benci ritratta da Leonardo Da Vinci e il grande artista del rinascimento fiorentino Antonio Benci del Pollaiolo. Giacomo Puccini, uno dei massimi compositori operistici italiani, era un caro amico del Barone Ugo Benci e spesso si univa alle battute di caccia nei boschi del Castello.
La casa principale, le case coloniche e gli annessi locali “da lavoro” (segheria, mulino, frantoio, tinaia, cantine, vinsantiere, granai, essiccatoi per la seta, forgia per gli attrezzi agricoli, pollai, stalle, porcilaie) hanno costituito fino al secolo scorso una sorta di “borgo” indipendente e autosufficiente dove si coltivavano e si lavoravano i prodotti necessari alla sopravvivenza e al mantenimento dell’intera comunità di contadini e artigiani qui residenti. Nella cappella di famiglia venivano celebrati tutti i riti sacri.
Gli antenati della famiglia Benci, non soltanto hanno arricchito la villa di opere murarie e decorative di notevole valore artistico, ma hanno anche valorizzato la produzione agricola di queste terre. Intorno al 1920 fu impiantata la coltivazione del giaggiolo (simbolo di Firenze) perchè dalle radici si ottenevano degli estratti che venivano usati per la produzione della cipria e dei profumi.
Già nella metà dell’800 Enrico Benci, produceva ottimi vini che furono più volte premiati all’Esposizione Italiana di S.A.R. Eugenio di Savoia. Il Barone Ugo Benci negli anni Venti, fu uno dei primi ad esportare il Chianti in grandi quantità negli Stati Uniti e in particolare a New York. A Manhattan la ditta Benci aveva un intero edificio utilizzato per gli uffici e il magazzino e il Chianti Benci si poteva acquistare nel nuovissimo reparto dedicato al cibo e al vino del primo grande magazzino Macy’s. L’
Nell’antico frantoio del castello, oggi museo, si produceva olio d’oliva fin dai primi dell’800.
Impruneta vanta un’antica tradizione per l’olio d’oliva, che è da sempre la coltura prevalente, e per i grandi orci in cotto che servivano per conservarlo.
CASTELLO DI CAFAGGIO
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